Camminare, e ogni tanto alzare lo sguardo al cielo per scrutare percorsi alternativi. Uno ad uno gli alberi stanno fiorendo, e a breve il cielo porterà anche le rondini.

Mentre tutto scorre e ci separa, un solo legame rimane intatto da sempre, come una promessa: le stagioni. Scorriamo anche noi e ogni giorno sentiamo l’abbraccio del sole, ma anche la stretta dell’oscurità. È la doppia trama che tesse la vita, il vigore che ci sostiene, il tumulto che ci infrange. Appare un uccello bianco, ma nel suo vortice di volo subito scompare. Mezzogiorno! “Quando fu mezzogiorno si fece buio su tutta la terra”, certe frasi ci sono rimaste dentro, come una visione. L’orologio della chiesa di Saint Paul batte dodici volte. Di questo suono mi colpisce il tocco, è vibrante. Quasi una voce…

E qualcosa c’è, che improvvisamente torna a ravvivare un cespuglio, sembra vento, ma è memoria: da bambina, così la scuola annunciava le ore dodici, quando le lezioni finivano, e si tornava a casa. Potevo tornare a giocare con il mio ciottolo magico. Lui ascoltava e faceva le magie. « Portami in un giardino di rose » e in un giardino di rose mi ritrovavo, « vorrei essere una stella », e una stella diventavo.
Un giorno divenni il mare, e mi colpì perché sentii per la prima volta l’infinito, ma senza averne paura.

Fu solo quando un giorno persi il mio ciottolo magico che mi accorsi di avere imparato la sua magia: immaginare.

Testo di Valentina Romanelli